Stiamo vivendo un tempo difficile per tutti. Le notizie che rapidamente circolano nelle nostre contrade ci raccontano di tante persone colpite dal virus, come probabilmente nessuno si aspettava. Il pensiero va a chi ha avuto situazioni di grande sofferenza, con perdita di familiari, ricoveri ospedalieri, lunghi periodi di isolamento. Tanti disagi che alimentano paura e ansia e che rendono tutto precario. Ci scopriamo fragili a far fronte a un nemico invisibile e insidioso, che si accanisce senza tregua e senza distinzioni.
Un qualche elemento di speranza ci arriva dal vaccino che si è iniziato a somministrare, anche se ci rendiamo conto che la soluzione non potrà essere immediata. Nel frattempo possiamo fare molto da noi stessi. Innanzitutto sentendoci quanto più possibile uniti e partecipi, nelle forme consentite, alle vicissitudini gli uni degli altri. Manteniamo alta la guardia: il virus è come un cecchino senza scrupoli, non ammette distrazioni e non accetta giustificazioni. Trasgredire le norme sanitarie non è furbizia, ma stupidità. E alla fine le conseguenze le paghiamo tutti. Come ogni fenomeno umano, la pandemia prima o poi finirà. Non c’è dubbio. Sentiamo che tutti siamo chiamati a contribuire con comportamenti responsabili ad accelerarne la fine.
Siamo grati a chi con il proprio lavoro ci assicura, nonostante le difficoltà, servizi pubblici e privati. E non dovremmo lamentarci o, peggio, arrabbiarci se non sono sempre di alta qualità.
Infine, se abbiamo un po’ di fede, sentiamoci discendenti di quanti hanno vissuto i drammi dei loro tempi sicuramente con minori mezzi umani, ma conservando e accrescendo la fiducia nell’opera di Dio. Alimentiamo con la preghiera la certezza che il Signore non ci abbandona. Dalla pandemia usciremo provati materialmente e moralmente. Personalmente coltivo la speranza che, se lo vogliamo, ci ritroveremo anche umanamente rinnovati e cristianamente rafforzati.
don Lorenzo